Recepimento Direttiva 95: ultima fase dell’iter parlamentare

Responsabilità sociale
  Osservatorio Socialis   Ott 20, 2016   News, Principale   Commenti disabilitati su Recepimento Direttiva 95: ultima fase dell’iter parlamentare

Il 26 settembre si è svolto il secondo appuntamento promosso dal Gruppo Parlamentare del PD in collaborazione con Osservatorio Socialis sul recepimento della Direttiva 95/2014 dell’Unione Europea.

Ad un anno dal primo incontro, il quadro adesso è molto più chiaro grazie anche alla consultazione rafforzata che il MEF ha deciso di realizzare sul tema della comunicazione delle informazioni non finanziarie oggetto della Direttiva.

Ci siamo subito resi conto che sarebbe stato necessario procedere ad una consultazione di tipo rafforzato – ha spiegato Gianpaolo Ruggiero del Ministero dell’Economia e delle Finanze- , per questo ci sono stati due turni di consultazione. Il primo su alcuni aspetti di policy generali che secondo noi erano i più importanti e che avremmo dovuto sciogliere prima di poter stendere un articolato e poi una seconda consultazione sullo schema di decreto legislativo vero e proprio. I contributi ricevuti, oltre 30 nella seconda consultazione, sono stati tutti molto utili”.

I lavori, introdotti e coordinati dall’On. Chiara Scuvera, hanno visto prima la descrizione dello stato attuale in Italia a cura di Roberto Orsi, Direttore dell’Osservatorio Socialis, quindi un quadro teorico di collocamento a cura del Presidente del Consiglio Italiano per le Scienze Sociali, Luciano Hinna, ed infine l’aggiornamento sullo stato dei lavori da parte del MEF.

Si tratta di una direttiva che deve trovare una via italiana e che deve guardare alle caratteristiche del nostro sistema produttivo fatto di micro, piccole e medie imprese  – ha spiegato l’On. Chiara Scuvera membro della XIV Commissione Politiche dell’Unione Europea della Camera dei Deputati – . Sappiamo che la Direttiva si rivolge ad enti di interesse pubblico ma è senz’altro un passo avanti in quanto introduce nel nostro ordinamento giuridico l’obbligo della comunicazione delle informazioni non finanziarie. Non possiamo fermarci qui, questa Direttiva deve portarci ad un’evoluzione sulle reti di impresa e sulle imprese di minori dimensioni“.

L’ambito di applicazione

Infatti, uno dei temi più dibattuti è stato se l’Italia avrebbe dovuto variare o meno l’ambito di applicazione della Direttiva.

Come anche evidenziato in fase di consultazione dall’Agenzia per la Coesione “in Italia gli Enti di interesse pubblico con numero di addetti pari o superiore a 500 sono pochissimi, circa 117 (Fonte: Registro delle imprese)” mentre le micro e le PMI rappresentano oltre il 90% del tessuto produttivo italiano.

Tuttavia l’ambito di applicazione indicato nello schema di decreto legislativo è coincidente con quello della Direttiva ossia con gli enti di interesse pubblico e cioè le società quotate, le banche e le assicurazioni, con almeno 500 addetti in media nel corso dell’anno.

Noi non ci siamo sentiti di andare oltre da un punto di vista dispositivo – continua Ruggiero – fermo restando che poi il legislatore dovrà prendere la decisione finale al momento di licenziare il provvedimento. A livello tecnico abbiamo proposto un ambito applicativo coincidente perché questo ci sembrava un primo passo e perché abbiamo ritenuto che fosse in un certo senso troppo difficile imporre alle PMI un tipo di rendicontazione che, come ci è stato fatto notare dalle imprese e dalle loro associazioni di categoria, richiedono dei costi importanti non solo per la loro produzione ma soprattutto per l’organizzazione interna dell’azienda per la rivisitazione dei processi aziendali interni di raccolta e di utilizzo a fini strategici di queste informazioni“.

Gli standard

Altro aspetto su cui molti sono intervenuti in fase di consultazione è stato quello degli standard da utilizzare. Lo schema di decreto non ne indica uno i particolare e così spiega Ruggiero: “Abbiamo dovuto trovare un  equilibrio tra comparabilità dell’informazione e flessibilità per le imprese. La comparabilità dell’informazione avrebbe richiesto l’adozione di un unico standard  o comunque di pochi standard riconosciuti a livello internazionale. Questo avrebbe nuociuto alla flessibilità dell’impresa perché attualmente molte imprese già rendicontano e utilizzano vari standard e l’implementazione di questa direttiva a livello europeo sarà un’occasione importante per consolidarne alcuni piuttosto che altri o comunque per assicurarne un’evoluzione“.

Lo schema del decreto, pertanto, chiede alle imprese di dichiarare quale sia lo standard utilizzato che dovrà comunque essere uno standard autorevole e riconosciuto. Le eventuali metodologie autonome di rendicontazione non potranno essere alternative agli standard, ma potranno essere al limite integrative degli stessi perché non tutti gli standard sono completi e danno indicazioni precise su come rendicontare.

Le sanzioni

Altro aspetto trattato è stato quello delle sanzioni, in quanto quelle previste dall’articolato sono state da più parti ritenute non sufficienti..

Nello schema di provvedimento che abbiamo messo in consultazione alcune sanzioni erano forse un po’ lievi – spiega Ruggiero- anche se comunque commisurate a fattispecie già previste dall’ordinamento italiano e comunque facendo tesoro delle osservazioni ricevute abbiamo proposto di inasprirle per fare in modo che queste siano efficaci, dissuasive e facilmente applicabili da parte di chi le deve applicare

La dicitura di conformità

Lo schema prevede che imprese che volessero ottemperare volontariamente alle disposizioni del decreto legislativo lo possano fare apponendo una dicitura di conformità sulle dichiarazioni, una sorta di label mutuata dal mondo anglosassone.

Credo che questa sia una disposizione importante – ha affermato Ruggiero-  non solo perché incoraggia l’utilizzo e la diffusione di questo tipo di informazione ma anche perché crea a beneficio del legislatore una categoria che un domani potrà essere utilizzata anche a fini di premialità che vorranno essere presi in considerazione dal legislatore”.

Un passo avanti verso un‘impresa sempre più responsabile

“Questo recepimento è un passo avanti – ha concluso Chiara Scuvera – e penso che sia necessario promuovere nuove reti. I comitati sulla responsabilità sociale delle Camere di Commercio, ad esempio, dovrebbero essere utilizzati di più o potrebbero essere coinvolte  associazioni particolarmente riconosciute per valutare e stimolare l’adozione di condotte e pratiche responsabili. Abbiamo lavorato molto nel senso della sussidiarietà e della rete, per esempio nel percorso che ci ha portato in prima lettura all’approvazione della prima legge nazionale sul commercio equo e solidale. Lì gli enti rappresentativi e gli enti di promozione avranno una responsabilità importante sulla credibilità e autenticità della filiera”.

 L’iter per l’entrata in vigore

Il testo è stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri del 4 ottobre ed è stato assegnato alle Commissioni Giustizia, Finanze e Politiche dell’Unione Europea di Camera e Senato affinché siano espresse delle osservazioni entro il 15 novembre.

Il testo è stato assegnato anche alla Commissione Bilancio che dovrà, invece, esprimersi, entro il 26 ottobre.

Il termine ultimo per recepire la direttiva europea è il 6 dicembre.

A partire dal 2018 per l’esercizio 2017 avremo quindi le prime rendicontazioni non finanziarie ai sensi della Direttiva 95.

 

Comments are closed.