“SOS-Smart Ostomy Support”: Innovazione e alta tecnologia per una vita migliore. Intervista a Nicola Caione, Responsabile FAIS del progetto

  Osservatorio Socialis   Nov 13, 2019   Blog ed Interviste, News, Principale   Commenti disabilitati su “SOS-Smart Ostomy Support”: Innovazione e alta tecnologia per una vita migliore. Intervista a Nicola Caione, Responsabile FAIS del progetto

Coniugare smartworking, gamification e nuove tecnologie per offrire assistenza da remoto a pazienti cronici portatori di stomia ed ex stomizzati in fase riabilitativa. SOS-Smart Ostomy Support”, promosso dalla FAIS – Federazione delle Associazioni Incontinenti e Stomizzati, ha vinto il primo premio per il miglior progetto italiano di “Connected Care” nella categoria Onlus al FORUM PA Sanità 2019, appuntamento annuale con l’innovazione sostenibile nel sistema sanitario.
Ne abbiamo parlato con l’Ing. Nicola Caione, responsabile FAIS del progetto.

“SOS” premiato come modello di “Connected Care”. In che cosa consiste e perché nasce?

«Smart Ostomy Support è una iniziativa FAIS, che nasce dall’esperienza concreta delle persone e va a soddisfare le reali esigenze che provengono direttamente dalla comunità dei pazienti stomizzati.

L’associazione ha raccolto (continua a farlo) esperienze di vita reale dei pazienti, per individuare soluzioni finalizzate a migliorare il percorso di cura e la qualità della vita delle persone. Un esempio tra tanti è la possibilità di avere assistenza quando ci si trova in viaggio, e ci si deve informare su qual è l’ambulatorio più vicino. Nell’applicazione sarà presente una funzione di geolocalizzazione, per cui in qualsiasi punto dell’Italia si troverà il paziente, potrà vedere qual è la struttura più vicina e gli orari di apertura. È un piccolo servizio che però aumenta di molto la qualità della vita delle persone.

Altro aspetto centrale è quello della continuità di cura, che rientra nel concetto di “Connected Care”. Il cittadino-paziente è al centro dell’esperienza digitale e può avere un’assistenza continua, potendo avere accesso ad un team di specialisti con continuità anche al di fuori dell’ambulatorio.

Tramite la nuova applicazione la persona potrà, in caso di urgenza, richiedere una videochiamata urgente presso il proprio Centro di cura convenzionato che utilizzerà la stessa tecnologia; oppure inserire una sorta di ticket, quindi una richiesta di assistenza a minore priorità, ed essere ricontattata nelle 24-48 ore dal Centro di assistenza. In questo modo si smisteranno da subito le richieste di assistenza in base alla criticità, e quindi non si intaseranno i Centri assistenza degli ambulatori con richieste non urgenti.

Una caratteristica propria di questa condizione è la necessità di assistenza tempestiva. Un piccolo problema allo stoma o alla cute non affrontato in tempo utile peggiora rapidamente e può rendere necessario il ricorso al pronto soccorso. L’obiettivo del progetto è di garantire in caso di necessità una risposta tempestiva ai bisogni dei pazienti offrendo la possibilità di contatto con i terapisti. Ciò al fine di limitare la comparsa di urgenze e quindi limitare gli accessi al pronto soccorso riducendo i costi per il Servizio Sanitario Nazionale».

Qual è stato il suo coinvolgimento nello sviluppo del progetto?

«Collaboro con la FAIS da tempo e conosco bene la stomia. Il mio background di ingegnere mi ha spinto ad immaginare un modo di poter assistere le persone sfruttando le possibilità offerte dalle nuove tecnologie. Abbiamo cominciato a disegnare le caratteristiche di alto livello di questa soluzione confrontandoci con stomaterapisti e pazienti. Il presidente Raffaele Spena (nella foto, ndr) ha apprezzato l’iniziativa, ed insieme l’abbiamo presentata in un convegno sullo Smart Working nella sanità lo scorso maggio e successivamente in altri appuntamenti di divulgazione. Il team che collaborerà alla realizzazione dell’applicazione è composto da diverse aziende ed Istituzioni che contribuiranno nei vari ambiti di competenza.

L’Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma, a cui sono iscritto, ha riconosciuto la valenza innovativa del progetto, e metterà a disposizione le competenze di alcune commissioni tematiche per la realizzazione dell’iniziativa.

Anche l’Enea fa parte del panel di aziende e Istituzioni che ci sta sostenendo, e sarà coinvolta nello studio riguardante i benefici per l’ambiente derivanti dall’assistenza da remoto. L’utilizzo delle videochiamate e degli strumenti di assistenza da remoto permette infatti di ridurre gli spostamenti di medici e pazienti e quindi le emissioni nocive connesse agli spostamenti.

Altro partner di rilievo è la Fondazione Prioritalia che si occuperà delle tematiche inerenti comunicazione e Corporate social responsibility. Proseguendo cito con piacere la Variazioni Srl, una società che ha lo Smart Working nel proprio DNA e fa parte del gruppo di aziende che cura il progetto della Presidenza del Consiglio dei Ministri “Lavoro agile per il futuro della PA”.

Dal punto di vista tecnologico c’è poi un’azienda che sviluppa software in campo di telemedicina che si occuperà dello sviluppo dell’applicazione, ed è in corso di definizione l’accordo con un partner nel campo delle telecomunicazioni, che fornirà tablet, smartphone, connessione Internet e servizi di hosting per la parte server-infrastrutturale.

La sperimentazione del progetto Smart Ostomy Support sarà avviata presso la Fondazione Poliambulanza di Brescia. I loro ambulatori saranno connessi tramite questa applicazione, e saranno i primi in Italia a farlo».

Quando partirà la sperimentazione?

«Adesso siamo nella fase di raccolta dei requisiti, quindi la fase di studio. Nel primo semestre del 2020 cominceremo la fase di sviluppo, ed entro fine 2020 cominceremo la sperimentazione sul campo».

Quali sono i vantaggi che possono offrire le nuove tecnologie per la qualità della vita in generale?

«Questo progetto ha una caratteristica fortemente innovativa: quella di permettere anche a medici e stomaterapisti di lavorare a distanza in modo innovativo e conforme al modello dello Smart Working. Lo stomaterapista potrà infatti assistere i pazienti non necessariamente dall’ambulatorio, ma anche stando a casa o in un altro luogo, l’importante è l’efficacia della prestazione non il luogo da cui viene svolta. Il lavoro agile, o Smart Working, è un fenomeno in crescita costante: secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico Milano sullo Smart Working coinvolge mezzo milione di persone in Italia, ma nella Sanità è ancora poco sviluppato.

Centrale poi è il tema della conciliazione vita-lavoro anche per il personale sanitario, basti pensare alla connessa riduzione dello stress lavoro-correlato e del burnout. Un medico che riesce ad avere un po’ più di tempo per sé e a conciliare meglio le esigenze della sua vita personale con il lavoro, svolge meglio la propria professione, è meno stressato, e potenzialmente ha meno rischi di incorrere in errori. Questo progetto tutela quindi entrambe le parti in gioco: viene incontro alle esigenze dei pazienti, ma anche alle esigenze dei medici, perché un medico che lavora meglio sa anche curare meglio i propri pazienti.

Del resto i pazienti possono essere curati senza doversi spostare. Pensiamo a persone con problemi di mobilità, o appena dimesse dall’ospedale, che spesso sono costrette a recarsi in ambulatorio solo per chiedere indicazioni che lo specialista potrebbe dare anche da remoto. Con quest’applicazione il paziente si evita un viaggio e tutti i rischi connessi a un post operatorio. 

Riuscendo ad affiancare l’approccio da remoto a quello tradizionale (nessuno pensa di sostituire completamente il rapporto in presenza medico paziente) si potrà ridurre di un 20-30% la necessità di accesso a una struttura ospedaliera».

Secondo l’VIII Rapporto sulla CSR in Italia, investire in nuove tecnologie per limitare l’inquinamento è una delle prime ragioni per cui le aziende scelgono di impegnarsi in responsabilità sociale. Lei cosa ne pensa?

«Innanzitutto sono contento che l’ambiente sia tornato al centro del dibattito italiano. In questo caso è importante sottolineare che lo Smart Working tradizionale produce benefici legati alla singola persona che non si sposta verso l’ufficio; ma se è un medico a fare Smart Working e lavorare a distanza, non viaggiano né lui né tutta la comunità di pazienti. Quindi c’è un effetto di moltiplicazione notevole».

Lo stesso progetto secondo lei sarà replicabile nell’ambito di altri scenari, non necessariamente medici?

«Certo; una caratteristica di questo tipo di progetto è proprio il riuso in altri contesti. Ovviamente non è possibile applicare il 100% del progetto, ma l’80% è replicabile, con le opportune customizzazioni, su altre patologie croniche».

Scopri SOS-Smart Ostomy Support su: www.fais.info

a cura di Alessandra Aurilia © Osservatorio Socialis


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