#ValoreSostenibile. Sulla sostenibilità si gioca il futuro del valore d’impresa

  Osservatorio Socialis   Ott 20, 2017   News, Principale, Speciali   Commenti disabilitati su #ValoreSostenibile. Sulla sostenibilità si gioca il futuro del valore d’impresa

È solo una classica ottobrata romana o è colpa del cambiamento climatico? Nella Capitale, il 16 ottobre, la temperatura percepita è oltremodo estiva. Sarà un caso, ma alla Camera di Commercio, in pieno centro storico, si è svolto il convegno “Le strategie delle imprese sostenibili e l’incremento del loro valore finanziario” promosso da Prioritalia, Manageritalia, AIAF – Associazione Italiana Analisti Finanziari – e Fondo Mario Negri, in cui si è parlato proprio dell’impatto che i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) stanno avendo sulla valutazione delle performance finanziarie delle aziende.

In estrema sintesi: essere green conviene?

Dipende dalle metriche. Come osservano gli analisti, “si deve, in ultima analisi, lavorare sui numeri e capire, con apposite metriche, come tutto questo sforzo di ripensamento in chiave sostenibile crei valore aggiunto”.

L’impressione che si ha, ascoltando gli analisti e gli investitori finanziari, è che sia del tutto indimostrabile che un investimento socialmente responsabile o sostenibile risulti più redditizio di uno ad alto impatto ambientale. Il punto è che le metriche devono essere diverse e che probabilmente la valutazione non si esaurisce nel solo ambito finanziario.

Del resto, però, “abbiamo un unico pianeta da salvare”, sostiene Enrico Giovannini portavoce di Asvis, il quale sottolinea anche un paradosso: il climate change diminuisce le possibilità di utilizzare le energie da fonti rinnovabili. Pensiamo all’energia idroelettrica: se c’è siccità, questa energia è destinana a non essere prodotta.

Gli fa eco Emanuele Plata, presidente di PLEF – Planet Life Economy Foundation – che ribadisce come i fattori ESG (ambientali, sociali e di governance) segnino una strada da seguire, ma che la strada non sia affatto aperta: la principale obiezione mossa è che il costo della conversione industriale sia troppo elevato.

Ma qual è il costo del non fare?

Gian Luca Galletti, ministro dell’Ambiente e della tutela del Territorio e del Mare, osserva che “l’inquinamento non ha confini: nessuno pensi di potersi salvare da solo. Queste sono battaglie che si vincono e che si perdono tutti insieme. Abbiamo avuto alcuni eventi in questi anni che sono stati storici e che ritroveremo sui libri di testo di storia dei prossimi anni: l’enciclica di Papa Francesco “Laudato sì” che ha posto l’ambiente al centro dei valori etico-morali delle società moderne; l’Accordo di New York del giugno 2015 sugli obiettivi di sviluppo sostenibile, e il grande Accordo di Parigi del dicembre 2015.

Questi tre eventi insieme cambiano il rapporto tra le politiche ambientali e il mondo economico. Perché sempre di più le politiche ambientali diventano sinonimo di concorrenzialità per le aziende. Mentre fino a qualche anno fa l’ambiente era vissuto come un vincolo – gli imprenditori tremavano perché il mio ministero era deputato a imporre dei vincoli di tutti i generi, dalle emissioni alle scorie, dai rifiuti alle depurazioni, ricorda Galletti – oggi invece il Ministero dell’Ambiente è diventato un grande volano di sviluppo economico”.

“Se mi si chiede su che cosa sarà basata la quarta rivoluzione industriale – prosegue il ministro – sicuramente penso alla domotica, alla robotica, ma anche all’economia circolare. Cioè essere capaci di avere delle produzioni che consumino meno materie prime e siano in grado di riciclare all’interno del proprio processo produttivo gli scarti di produzione, e alla fine avere come prodotti finali non più rifiuti, ma prodotti che alla fine della loro vita possano essere riciclati in altri tipi di produzione. Tutto questo vuol dire economicità per le aziende, perché se consumo meno materia prima, ho una maggiore redditività. Se invece di avere un costo, che è il rifiuto, ho uno scarto di produzione vendibile o riciclabile in altri tipi di produzione, vuol dire che sarò più redditivo”.

L’indagine

Il rapporto tra cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile è l’oggetto dello studio condotto da AIAF – Università Bicocca – PLEF, la cui presentazione, durante il convegno, è stata affidata ad Andrea Gasperini, Responsabile del gruppo di lavoro “Mission Intangibles” di AIAF, Federica Doni, Ricercatrice Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l’Economia dell’Università di Milano-Bicocca, ed Emanuele Plata, Presidente di PLEF – Planet Life Economy Foundation.

La ricerca, in particolare, mette in evidenza la crescente consapevolezza di organizzazioni e aziende, fondi pensione, fondazioni, think tank, compagnie di assicurazione, istituti di credito, della necessità di adottare pratiche responsabili e sostenibili.

Rispetto al passato, la novità è rappresentata soprattutto dagli ordini religiosi che sempre più si stanno avvicinando a forme di investimento che prevedono un disinvestimento dalle fonti fossili e un reinvestimento in quelle rinnovabili.

“Il trend green è oramai inarrestabile – sostiene Andrea Gasperini, Responsabile del gruppo di lavoro “Mission Intangibles” di AIAF – e qualsiasi sia la retorica politica, il cambiamento climatico indiscutibilmente influenza le decisioni di investimento in tutti i settori finanziari, con investitori che tengono sempre più in considerazione la creazione di valore, la sostenibilità, i fattori Ambientali, Sociali e la Governance e i rischi climatici”.

Essere manager “sostenibili”

 “L’incontro di oggi testimonia come i manager abbiano un ruolo decisivo nella creazione di valore non solo in termini economici ma anche in termini sociali e culturali – afferma Marcella Mallen, Presidente di Prioritalia – perché possono condurre le strategie aziendali verso una direzione sostenibile, generando impatti positivi sul territorio e sugli attori di riferimento.
Per noi la sostenibilità è insieme principio e consapevolezza che incide su nuovi modelli della società, del lavoro e dell’impresa”.

Oltre la CSR

 “Il concetto di responsabilità sociale in senso tradizionale è oramai superato da una visione più ampia che mette in diretta correlazione il mondo dell’ambiente e della sostenibilità sociale con quello della finanza ed economico – conclude Mario Mantovani, Vice Presidente di Manageritalia – Oramai la cultura dell’informazione non finanziaria è entrata nel reporting delle imprese che per accedere ai capitali devono dimostrare di adottare comportamenti responsabili”.

Marta Tersigni

Ricerca AIAF-Bicocca-PLEF

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