“Comunità educante e responsabilità sociale d’impresa: così si sfida l’industria 2.0”, Intervista al Sindaco di Sarteano

  Osservatorio Socialis   Set 29, 2017   Blog ed Interviste, News, Principale   Commenti disabilitati su “Comunità educante e responsabilità sociale d’impresa: così si sfida l’industria 2.0”, Intervista al Sindaco di Sarteano

Sarteano è un Comune della provincia di Siena. Ben circondato da borghi di pregio noti in tutto il mondo, ha saputo mettere al centro della propria strategia di sviluppo l’elemento che lo contraddistingue e che tra tutti ha sentito più proprio: l’alta qualità della vita di chi lo abita. Una riflessione che diventa politica e quotidiana amministrazione e che aggrega tutti gli attori della comunità: cittadini, turisti, commercianti, investitori e amministratori. E che è anche l’arma che si usa per gestire il nuovo, accanito, attore dell’economia locale: il punto com. Ne parliamo con Francesco Landi, sindaco di Sarteano. 

Un’idea di città: come nasce Sarteano living?

Sarteano living ad una prima e superficiale lettura può sembrare solo un sito web (www.sarteanoliving.it) oppure semplicemente un processo di organizzazione dell’offerta turistica di una piccola comunità, di promozione e commercializzazione.

Sarteano Living è invece una vera e propria filosofia che permea l’intero agire amministrativo.

Sarteano living significa sì organizzare l’offerta culturale e turistica del territorio ma allo stesso tempo creare i presupposti affinché emergano maggiormente i tratti che contraddistinguono la qualità della vita di Sarteano.

Sarteano living è apertura di nuovi musei, messa in rete dei musei che abbiamo, bigliettazione unica, fotografia di tutti i commercianti, degli imprenditori ed esercenti del paese ritratti con “gli attrezzi” del mestiere, è un sito web, ed è anche parcheggi rosa, è un asilo nido aperto anche nei mesi di luglio e agosto nel quale il costo della mensa è di 2,20 euro al giorno, è anche contributi per le aziende e botteghe che aprono nel centro storico, è contributi per la riqualificazione delle facciate, per la sostituzione degli infissi da alluminio a legno, ma è anche la volontà di realizzare una strada con la finalità di spostare il traffico fuori dal centro storico per dare vita ad un centro più a misura d’uomo. Insomma, una visione generale e totale di crescita di una comunità.

Si tratta di un progetto molto ampio: i cittadini lo percepiscono realmente?

Non sempre è facile far percepire questo macro progetto. Ad esempio se si rompe un marciapiede lo si aggiusta ma anche questo si riconduce a questa filosofia che mette al centro la qualità della vita della comunità. Sarteano Living è anche attenzione alle piccole cose che il cittadino ovviamente non riconduce a questa filosofia ma che per noi amministratori lo è.

E questo è importante perché ha sostenuto la nascita di un’associazione di commercianti che si interroga sull’avvenire. È inutile nascondersi: ai tempi di Amazon e dei centri commerciali non si può vincere la battaglia sui costi e la velocità con cui si ottiene il prodotto. La battaglia si vince sui temi della responsabilità sociale delle imprese ma anche di chi acquista e si vince essendo i primi a sviluppare e crescere un sentimento presso i cittadini che oggi acquistare qui significa risparmiare tempo nello spostamento per andare ad un centro commerciale, stare di più con la famiglia, significa non consumare benzina e quindi non inquinare, significa avere una garanzia maggiore circa la provenienza dei prodotti potendo contare su un rapporto di fiducia con il commerciante e significa anche sviluppare delle strategie comuni di marketing che valorizzino questi temi. Del resto si investe laddove si percepisce un progetto e un filosofia.

In questo senso anche voi, come numerose amministrazioni locali italiane, avete promosso dei progetti che rendessero i cittadini diretti protagonisti della tutela del patrimonio comune. MI può parlare dell’iniziativa “Adotta un’aiuola”?

È un progetto che ha visto imprenditori e associazioni stipulare un accordo con l’amministrazione per prendersi cura di un “pezzetto” di verde pubblico. Questo non significa far fare ai cittadini quello che dovrebbe fare l’amministrazione o peggio risparmiare sul lavoro che dovrebbe essere fatto dal pubblico. La sfida che abbiamo lanciato è quella di insegnare a prendersi cura del territorio e far capire che un bene comune non è un bene di nessuno ma un bene di tutti. Se butti una carta in terra qualcuno poi la dovrà riprendere e se sono i cittadini, le persone, che in prima battuta si rendono conto di quanto male viene trattato il patrimonio comune saranno anche i primi a prestarci attenzione quando saranno in un qualsiasi luogo comune. Anche i piccoli atti vandalici che possono capitare aiutano chi ha stipulato l’accordo a rendersi conto di quanto sia importante educare alla cura. Certo, in una dimensione come la nostra riusciamo a gestire meglio questi episodi ed anche grazie ad un rapporto di vicinato riuscire a combatterli in maniera costruttiva.

È stata condotta un’analisi dei ritorni?

L’analisi dei ritorni è sempre difficile anche perché significa investire nell’analisi. Per ora i dati che abbiamo riguardano gli accessi alle pagine del sito www.sarteanoliving.it; le visite al Museo civico archeologico e al Castello, che negli ultimi tre anni ha visto raddoppiare le presenze; vale la pena valutare positivamente il numero delle visite alla nuova Sala d’arte Beccafumi nella Chiesa di San Martino che, inaugurata lo scorso inverno, nei primi tre mesi ha registrato dati incoraggianti. Poi ci sono altri indicatori: Sarteano sta diventando sempre più una meta per il tempo insieme ai paesi limitrofi che già godono di una certa notorietà, come Montepulciano, Pienza, Cortona, San Casciano dei Bagni e il resto dei comuni della Val d’Orcia e della Valdichiana.

Come non era mai avvenuto in precedenza che un investitore estero decidesse di scommettere su un progetto di accoglienza e ricettività di lusso e che per realizzarlo decidesse di investire in una frazione montana di Sarteano: Castiglioncello del Trinoro. Come avete accolto “Monteverdi Tuscany”?

Non è la prima esperienza. I primi investitori in tal senso sono stati i signori Tagliapietra e Cuccia che hanno restaurato e destinato a centro meeting e convegni la bellissima tenuta di Spineta, composta dall’abbazia e da 14 poderi dislocati su 800 ettari. Da qualche anno però il più importante investimento in tal senso è stato quello di Monteverdi a Castiglioncello del Trinoro. Inizialmente l’arrivo di Michael Cioffi – il titolare – ha creato una spaccatura tra i fan dell’arrivo di un investitore estero e i conservatori che vedevano di cattivo occhio questa sorta di invasione di una frazione che per noi ha un forte valore identitario.

Ad oggi Monteverdi conta 38 dipendenti con contratto a tempo indeterminato, impiega ditte e maestranze locali, e questo per una comunità come la nostra (circa 5000 abitanti) è un toccasana: ben vengano investimenti di questo tipo! Soprattutto poi se ci si confronta con imprenditori come Michael che investono con spirito da mecenate con grande rispetto e volontà di valorizzazione di quelli che sono i nostri tratti culturali, a partire d

Del resto il progetto di ricettività di alto livello si fonda anche sui preziosi consigli delle persone che ancora vivono a Castiglioncello, come ad esempio “la Zita” e Dino. E questo suo modo di fare ha convinto tutti, anche i più scettici.

Per realizzare l’albergo diffuso Cioffi ha acquistato una buona parte degli immobili di Castiglioncello, ma non è certo una colonizzazione, bensì la valorizzazione e riqualificazione di un borgo storico di rara bellezza i cui spazi oggi vengono vissuti in modo diverso rispetto al passato.

Non si è stravolto nulla quindi?

I puristi dicono che è stato stravolto, io dico che se non fosse arrivato un investitore avremmo avuto probabilmente ruderi destinati a perdersi. E con quale ritorno? Un compromesso va accettato per dare nuova vita a quegli edifici e preservarli. Non servono estremismi: negli anni e nei secoli quelle case hanno avuto altre destinazioni ed utilizzi: erano stalle, poi scuole, addirittura locali adibiti a coltivazioni, poi sono diventate abitazioni ed oggi, in parte, sono un hotel di lusso. Allo stesso tempo si crea un processo virtuoso di economia sostenibile: il patrimonio non deperisce, non viene abbandonato e crea indotto per le imprese del territorio che lavorano, posti di lavoro stabile, senza contare la grande campagna di comunicazione di cui tutto il territorio beneficia grazie alla promozione di settore operata da Monteverdi.

Avete pensato a sviluppare con Monteverdi dei project financing?

Siamo andati oltre: abbiamo approvato insieme un master plan di miglioramento della frazione di Castiglioncello del Trinoro che non riguarda solo il patrimonio privato bensì anche il patrimonio pubblico. In questo quadro il privato, sempre con il placet dell’amministrazione, si è accollato il restauro ed interventi di miglioramento anche del patrimonio pubblico senza esborso quindi di denaro pubblico che ovviamente, soprattutto in periodi di difficoltà economica, deve essere dirottato verso altre priorità, come le scuole o viabilità di cruciale importanza per la cittadinanza.

a cura di Marta Tersigni © Osservatorio Socialis

 

Comments are closed.