“Si cresce con il digitale” – Intervista a Gabriela Bizzozero, HR Director Oracle italia

  Osservatorio Socialis   Set 01, 2017   Blog ed Interviste, News, Principale   Commenti disabilitati su “Si cresce con il digitale” – Intervista a Gabriela Bizzozero, HR Director Oracle italia

Tra le attività nelle quali si concretizza la responsabilità sociale di impresa di Oracle spicca la Oracle Academy. In cosa consiste? Ed in Italia che caratterizzazione ha assunto? 

Partiamo da un assunto: in Europa esiste una vera e propria mancanza di competenze digitali. Aziende e organizzazioni sono in piena trasformazione digitale e hanno bisogno di risorse in grado di portare in azienda il grande fermento che si respira sulla rete.

Oracle Academy è una iniziativa che nasce all’inizio degli anni 2000 e in qualche modo precede questa esigenza formativa.  Con questo questo programma promuoviamo la diffusione di competenze digitali specialistiche legate a tecnologie e linguaggi che rappresentano la base delle rivoluzione digitale:  dalla programmazione Java al database, fino alle tecnologie emergenti quali il Cloud, big data, Internet delle Cose.

Scuole e università possono aderire a questo programma che mette a disposizione di studenti e docenti una piattaforma dotata di gran parte delle soluzioni Oracle, ognuna accompagnata da corsi on line per acquisire familiarità con tecnologie sempre aggiornate. Investire sui giovani è un gesto di responsabilità ma anche una necessità per fare in modo che le opportunità della digitalizzazione possano essere colte pienamente, riducendo il drammatico skill gap che ancora oggi rende difficile alle aziende trovare risorse che abbiano le competenze per portare avanti l’evoluzione tecnologica. In Italia questo programma è molto attivo e oggi siamo presenti in una sessantina fra università e scuole.

Oracle Italia è presente nel registro delle aziende disponibili per l’alternanza scuola lavoro istituito presso il MIUR. L’Azienda ha realizzato un primo progetto nell’anno scolastico 2016/2017 coinvolgendo quattro scuole tra Roma e Milano. Come sono stati selezionati gli istituti e che bilancio è possibile fare di questo primo progetto di alternanza? 

Per noi questa è stata la prima esperienza e la selezione è stata effettuata prevalentemente su base territoriale. E’ stata una esperienza di grandissimo valore per tutti coloro che ne sono stati coinvolti: studenti, insegnanti, tutti i dipendenti Oracle che hanno dato la loro disponibilità per le attività di formazione e di sperimentazione previste. I docenti ci hanno riferito di essere rimasti spesso stupiti dal livello di partecipazione dimostrato dai ragazzi e quando li abbiamo messi alla prova chiedendo loro di creare dei progetti innovativi con gli strumenti che gli abbiamo trasmesso ci siamo trovati davanti a proposte valide, in alcuni casi molto articolate. Volevamo offrire a questi studenti la possibilità di conoscere le tecnologie che danno forma al loro presente e saranno ancora più importanti in futuro e trasmettere loro la consapevolezza che sono strumenti pervasivi, che troveranno in qualsiasi ambito professionale, stimolandoli a sperimentare e magari a prendere in considerazione l’ICT per il proseguimento dei loro studi. Il fatto che le scuole abbiano anche aderito a Oracle Academy rappresenta una “eredità” che consentirà a questi istituti di continuare a proporre agli studenti opportunità formative, anche al di fuori di percorsi di alternanza.

Nella fase finale della formazione, Oracle ha coinvolto gli studenti in un hackaton, una competizione sull’applicazione degli strumenti osservati durante il progetto di alternanza. I progetti vincitori diventeranno veramente delle start up?

Abbiamo scelto la formula dell’hackathon perché è un modo molto produttivo e coinvolgente, interattivo per sperimentare la tecnologia. Il progetto prevedeva di realizzare a partire dall’idea una proposta il più possibile completa, mettendo in evidenza ad esempio anche un modello di commercializzazione/distribuzione, spunti per l’aspetto promozionale e di marketing etc.  Il nostro percorso non prevedeva un sostegno per lo sviluppo successivo del progetto ma non escluderei che qualcuno possa pensare di provare a trasformare in realtà quanto proposto, e penso che l’orientamento e le conoscenza che gli abbiamo trasmesso potranno sicuramente essergli utili.

L’Italia attraversa un momento controverso in termini di occupazione e di rilancio della competitività. Un tratto che caratterizza le aziende che già si proiettano al “dopo crisi” è lo sforzo di trattenere i migliori ed attrarre i nuovi talenti. Come si sta organizzando su questo fronte Oracle ed in particolare sono previsti dei percorsi di inserimento mirati ai Millennials? 

Noi siamo alla costante ricerca di talenti, è parte del nostro DNA. Altrimenti non potremmo rimanere costantemente sulla frontiera dell’innovazione. In questo momento storico poi questa esigenza è particolarmente sentita. Non a caso abbiamo decine di neolaureati in stage che dopo una prima fase di training vengono messi sul campo a lavorare su veri progetti. E’ il modo migliore per farli sentire da subito parte di una grande progetto di trasformazione ed è fondamentale per il loro coinvolgimento.

Sorprende la costituzione di team sempre più trasversali nelle aziende del settore informatico e tecnologico. Non mancano filosofi o letterati nei team di ricerca e sviluppo. Vale lo stesso per Oracle? 

E’ tipico del momento di trasformazione che stiamo vivendo. In particolare nel mondo del coding, ossia dello sviluppo di codice per la realizzazione di applicazioni, le competenze tecniche sono una delle varie compotenti ma vanno tenute in considerazione la creatvità e la capacità di contestualizzare quello che si fa in ottica socio-economica, pertanto non mi limiterei a filosofi e letterati ma i team di sviluppo vanno estesi a chi ha competenze economiche e giuridiche. I team sono sempre multidisciplinari perchè creare applicazioni significa dare risposte a problemi e quindi soft skill quali il problem solving, la capacità di lavorare in team, l’attitudine alla creatività sono assolutamente chiave.

Secondo i dati del VII Rapporto sull’impegno sociale delle aziende in Italia la specializzazione in CSR è ritenuta qualificante. Lei concorda? In concreto quale vantaggio in più potrebbe offrire?

Ogni azienda oltre a perseguire i propri obiettivi di business ha il dovere di agire come “cittadina” responsabile nella società in cui opera: e sono sempre di più le imprese che hanno capito come impegnarsi in modo attivo promuovendo progetti e iniziative che restituiscano valore al territorio in cui operano, che prendano in carico determinati temi, sia anche una scelta intelligente per il business. Una promozione di valori che ha un impatto diretto sulla reputazione e sulla  motivazione e la partecipazione dei dipendenti – specie se li si coinvolge attivamente –  ed è anche un elemento di attrazione per nuovi talenti. Per questi motivi la richiesta di persone che abbiamo delle competenze specifiche è sicuramente in crescita, per cui specializzarsi può essere una scelta utile per arricchire il proprio curriculum.

Che consiglio darebbe ad un giovane in procinto di terminare gli studi? 

Di seguire le proprie passioni e non porsi limiti. Questo può fare la differenza sia come determinazione personale sia per coinvolgere e convincere un selezionatore. Avere un progetto chiaro in mente e organizzare la propria formazione e il proprio percorso seguendo la proprie attitudini  è assolutamente centrale all’inizio di un percorso professionale. Ciò significa non porsi limiti da nessun punto di vista mentale ma anche geografico.

(a cura di Marta Tersigni) ©osservatoriosocialis.it 

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