Ad inizio 2017 solo il 10% degli Atenei italiani promuove e comunica attraverso la home page la propria “Terza Missione“, un obiettivo e un’opportunità di responsabilità sociale che le università del nostro Paese hanno però con merito voluto aggiungere a quello della Formazione e a quello della Ricerca.
È questo il dato più significativo registrato dall’indagine promossa dall’Osservatorio Socialis e condotta su 82 atenei italiani (elenco CRUI tra pubbliche e private) tra gennaio e marzo 2017 da Alessandro De Chirico, vincitore del Premio Socialis 2016 per tesi di laurea sulla CSR e lo sviluppo sostenibile.
In Gran Bretagna la chiamano “Terzo Flusso” (“Third Stream”), negli Stati Uniti “Third Mission”, in Danimarca è prevista e regolata da una legge dello Stato, in Italia è lasciata alla volontà e alla capacità di applicazione dei singoli atenei, nella maggior parte dei casi ancora poco strutturati, ma anche poco sostenuti, sia nella programmazione delle attività che nella loro comunicazione.
Lo studio si focalizza sulla comunicazione online dei contenuti della Terza Missione attraverso l’analisi dei siti internet delle università prese in esame. Il web infatti è uno dei principali canali di informazione che le istituzioni degli atenei utilizzano per la comunicazione interna e soprattutto per quella esterna, per dialogare con studenti, istituzioni, territorio.
Solo 8 atenei su 82 censiti (meno del 10%) presentano nella propria homepage un’apposita sezione del sito che riguarda lo scopo e lo spirito della Terza Missione delle università:
Bergamo, Bolzano, Cagliari, IUSS di Pavia, Perugia, Pisa, Urbino, Venezia “Ca’ Foscari”.
Troppo pochi, considerando la grande opportunità di questo impegno: trasferire conoscenze, relazione, servizio dalle università al resto della società (solo gli studenti iscritti in tutti gli atenei italiani ad esempio sono oltre 275.000). Ma è invece un ambito in cui occorre investire, per far diventare le conoscenze prodotte un bene comune, stimolandone lo sviluppo ed evidenziandone l’impatto sociale e culturale.
Per Terza Missione, secondo la definizione condivisa “si deve intendere l’insieme delle attività con le quali le università (e in forme particolari gli enti di ricerca) entrano in interazione diretta con la società, fornendo un contributo che accompagna le missioni tradizionali di insegnamento (nel quale si realizza una interazione con una frazione particolare della società, gli studenti) e di ricerca (nella quale si interagisce prevalentemente con le comunità scientifiche)“.
“La Terza Missione è in qualche modo la responsabilità sociale delle università, e si affianca ai due compiti canonici della formazione e della ricerca – spiega Roberto Orsi, direttore dell’Osservatorio Socialis -. È la messa a disposizione delle conoscenze prodotte, è il dialogo e lo scambio con la politica, l’economia, la società civile, è un comportamento più attento allo sviluppo sostenibile”.
E’ dunque un obiettivo da promuovere e far conoscere con più efficacia, e da perseguire, per fare in modo che i centri del sapere non rimangano lontani dalla realtà quotidiana ma anzi favoriscano con il loro contributo concreto la crescita economica del territorio e mettano a valore per tutti il patrimonio scientifico e culturale.