Le competenze del CSR manager – Intervista a Paola Nicoletti (ricercatrice Inapp)

  Osservatorio Socialis   Apr 04, 2017   Blog ed Interviste, News, Principale   Commenti disabilitati su Le competenze del CSR manager – Intervista a Paola Nicoletti (ricercatrice Inapp)

Nel corso del 2016 ha realizzato per l’Isfol, ora Inapp (Istituto per l’analisi delle politiche pubbliche), un’indagine sulle competenze del CSR manager. Ci può descrivere questo suo nuovo lavoro?

Questa nuova indagine individua e analizza le competenze del CSR manager, una funzione relativamente “nuova”, non ancora tipicizzata, con implicazioni e aspetti di responsabilità non solo verso l’azienda e le persone che la rappresentano e la fanno vivere, ma anche verso la comunità, la catena di fornitura, i territori e verso l’ambiente naturale.

L’esigenza di esplorare tali complesse competenze trasversali, verticali e orizzontali nasce dalla crescente importanza di questa professione nelle organizzazioni, in considerazione dell’aumentata rilevanza attribuita ai problemi sociali e ambientali, e dai nuovi scenari del welfare aziendale nel nostro paese.

Si tratta di una professionalità presente prevalentemente nelle imprese di grandi dimensioni, pur se i contenuti che ne costituiscono gli aspetti essenziali si stanno via via ricercando anche nelle medie e piccole imprese.

L’indagine integra quella già realizzata lo scorso anno dall’Isfol sulla formazione delle alte professionalità ai temi della Responsabilità sociale, e approfondisce i contenuti, gli ambiti di azione del CSR manager e il suo ruolo in impresa, a partire dalle diversificate attività svolte da tale funzione (dalla rendicontazione sociale e di sostenibilità ai rapporti con la comunità, a quelli istituzionali, alla consulenza interna ad altre funzioni), attraverso la messa in luce delle sue specifiche e variegate competenze, per arrivare a configurare una tipicizzazione delle stesse.

Ci può anticipare i principali risultati?

L’indagine, in corso di pubblicazione, ha analizzato i vari ambiti di competenze che il manager della Responsabilità sociale deve possedere, a partire da quelle tipicamente manageriali, passando per quelle tecniche individuate in relazione alle sue responsabilità istituzionali, sociali e ambientali.

Sono state inoltre approfondite le competenze sociali e quelle soft, nonché le competenze ritenute chiave per il futuro di questa professione.

È stata prodotta una mappatura del set di competenze verticali e orizzontali del CSR manager, distinte per ambiti di attività nelle quali viene esercitata la funzione.

Per competenze di tipo verticale sono intese tutte quelle che attraversano la filiera in cui il manager della sostenibilità opera, ovvero le tipiche competenze del management (visione strategica, gestione delle risorse, leadership, per citarne solo alcune) attualizzate alle specifiche funzioni e ambiti di attività e responsabilità del CSR manager; nonché quelle tecnologiche e tecniche peculiari della sua funzione in azienda, come le competenze organizzative, gestionali, giuridiche, economico-finanziarie, statistiche, linguistiche, integrate da una profonda conoscenza dell’azienda e del suo specifico business.

Le competenze orizzontali sono invece quelle che abbracciano le competenze sociali e quelle soft del CSR manager, vale a dire di tipo relazionale, comunicazionale e comportamentale legate alla stessa individualità e ai tratti della personalità di questa complessa e articolata figura professionale che esprime un’interpretazione etica del business. Si tratta di capacità integrate da una forte sensibilità di ascolto dell’impresa e di decodificare, attraverso il proprio bagaglio di valori, i bisogni degli stakeholder interni e esterni trasformandoli in progettualità.

Dall’analisi emerge che al CSR manager occorre una virtuosa integrazione tra competenze cognitive, relazionali e comunicazionali, di fronteggiamento, competenze alfanumeriche, di attivazione degli altri, di problem solving e competenze tecniche e specialistiche.

Alla luce di questi risultati come si caratterizza, a suo avviso, la funzione del CSR manager?

Si tratta di una funzione che richiede, più di altre, una visione strategica in forte equilibrio tra gestione ordinaria, spinta innovativa e assunzione del rischio, una forte capacità di accompagnamento dei processi, di adattabilità e di innovazione, performatività e orientamento ai risultati.

Si evince un ruolo di motore del CSR manager, di facilitatore, di stimolo e di accompagnatore del cambiamento e dell’innovazione sia in impresa, che più in generale nella società e nel paese; così come quello di anticipatore delle tendenze, di avanguardia rispetto ai fenomeni e di intercettazione di segnali, e l’orientamento ai valori della sostenibilità nel modo di fare business.

Una figura manageriale che deve pertanto fondarsi ed essere supportata da fortissime e integrate competenze di diversa natura: da quelle relazionali (in ambito interno, verso le risorse umane ed altre funzioni, ed esterno, con network e alleanze strategiche), a quelle gestionali (dalla pianificazione al monitoraggio dei processi, alla gestione di informazioni e dati sensibili) e sociali (interazioni con colleghi di altre strutture/divisioni/unità aziendali, con il proprio team, con i comitati sostenibilità e ambiente, ove presenti, engagement dei territori), per essere completata da capacità di anticipazione dei fenomeni, dei trend e dei problemi e di gestione dell’imprevisto nel momento in cui provoca emergenze che richiedono risposte immediate ed efficaci.

Un ruolo, quello di CSR manager, in divenire, in continuo progresso nelle organizzazioni e in via di espansione quanto a diffusione all’interno delle imprese. Una funzione articolata, poliedrica, dalle mille sfaccettature che assume declinazioni diverse a seconda delle inclinazioni personali, dei contesti in cui si muove, dell’orientamento aziendale e che richiede plurime competenze, capacità, expertise e qualità personali diverse e complementari che lo rendono riconoscibile presso la totalità degli stakeholder.

Quali prospettive occupazionali si delineano per questa nuova figura professionale?

Anche se si tratta, ancora per il momento, di figure molto richieste nelle sole grandi imprese, non c’è dubbio che in prospettiva saranno molto ambite anche in altri contesti lavorativi e nelle PMI per il loro approccio olistico, le loro poliedriche e multitasking competenze, la varietà del background educativo, la forte personalizzazione del ruolo e la passione che mettono nel proprio lavoro.

L’indagine evidenzia come il bagaglio di competenze e capacità specifiche individuate sia particolarmente rilevante proprio in questa fase storica di evoluzione dello scenario, in cui stiamo vivendo un’importante transizione che passa da un approccio verticale, strettamente legato ai problemi economico-sociali, a una visione integrale che porta ad una necessaria collaborazione tra i diversi attori sulla scena.

Il ruolo dei manager che gestiscono i temi trasversali della CSR può essere di fondamentale importanza nel passaggio da un approccio all’altro, rendendo possibili collaborazioni e partenariati virtuosi, proprio grazie alla visione strategica delle interconnessioni possibili e a un nuovo ciclo di relazionalità.

Oggi, più che in passato, la fase di cambiamento di scenario fa sì che il tratto caratteristico di questi professionisti sia un ruolo di innovazione sia verso l’interno, per far comprendere all’organizzazione il valore della CSR e della sostenibilità, sia nella società, perché deve tradurre in valore condiviso quanto viene generato nell’organizzazione presso cui opera.

Il CSR manager è un innovatore che deve generare discontinuità creando valore e perciò ha come competenza chiave la capacità di gestire processi di cambiamento e discontinuità delle e nelle organizzazioni.

Quindi, oltre tutte le competenze tecniche, sociali e soft di cui deve essere in possesso, il manager della responsabilità sociale è anche un attento e profondo conoscitore dei processi organizzativi interni ed esterni, che deve riuscire a far appropriare delle discontinuità anche virtuose le organizzazioni, per definizione conservative.

Ovviamente ci sarà molto da lavorare per gli addetti alla formazione!

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