CSR: Società quotate sotto la lente di ingrandimento

  Osservatorio Socialis   Mar 24, 2017   News, Principale   Commenti disabilitati su CSR: Società quotate sotto la lente di ingrandimento

Sono 134 le società quotate sul listino principale della Borsa di Milano analizzate dallo studio realizzato dal Dipartimento di Scienze dell’Economia dell’Università del Salento, presentato in un incontro promosso dall’Osservatorio Socialis alla Sala del Consiglio della Camera di Commercio di Roma, e organizzato all’indomani del recepimento della Direttiva UE 95/2014 che ha reso obbligatorio per le società di interesse pubblico comunicare informazioni non finanziarie relative a politiche di genere, ambiente, diritti umani, diversità, anticorruzione.

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Attraverso la norma, operativa dal 25 gennaio scorso, per la prima volta e a partire dal bilancio 2017, saranno messi in mano alla collettività dei parametri agevoli, comprensibili e facilmente comunicabili, per valutare l’operato di una Società al di là del suo rendimento economico, e anche per valutare il modo in cui una società ottiene quel rendimento.

“L’entrata in vigore del provvedimento sulla responsabilità sociale delle imprese rappresenta una grande opportunità – ha osservato Roberto Orsi, Direttore dell’Osservatorio Socialis – e va interpretata come un invito alle grandi imprese italiane, peraltro già abbastanza organizzate, a concretizzare ancora di più un nuovo modo di stare sul mercato. Questo studio, primo di una serie, deve essere accolto come stimolo ulteriore: è venuto il momento di misurare la “CSR Made in Italy”, farla diventare un modello, con le grandi imprese che esplicitano le condotte responsabili condividendo questi valori moderni e civili con i dipendenti, con la filiera dei fornitori e con i consumatori, assumendosi il ruolo di testimonial di un approccio più adeguato e vincente”.

Il d.lgs 254/2016 impone di comunicare informazioni su aspetti non finanziari, quali, ad esempio, i diritti umani, la diversità, la sostenibilità, alle società quotate con più di 500 dipendenti e che, alla data di chiusura del bilancio, abbiano superato almeno uno dei due seguenti limiti dimensionali: totale dello stato patrimoniale di 20 milioni di euro o totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni di 40 milioni di euro.

Significa che gli azionisti, in particolare l’azionariato diffuso – quello cioè che presumibilmente ha più difficoltà a valutare una Società da un punto di vista prettamente finanziario -, potranno accedere a delle informazioni che rappresentano il modo di agire di quella Società e su questa base – eventualmente – chiederne conto agli organi di vertice e continuare ad esserne azionista.

Lo studio è stato realizzato analizzando i bilanci 2015 delle società oggetto della norma – ha spiegato Andrea Venturelli coordinatore dello studio dell’Università del Salento – con lo scopo di verificare il livello già raggiunto di conformità alla nuova regolamentazione. Osservando i punteggi complessivi troviamo che al primo posto si posiziona il settore oil and gas (petrolio, gas naturale e utility) con un non financial score del 68%. Molto distanziato troviamo consumer services (servizi di largo consumo) al 46%, il settore telecomunicazioni con il 41% , quindi healthcare (farmaceutico e biotecnologie) e consumer goods  (beni di largo consumo) entrambi con un punteggio pari a 41%. A seguire il settore industrials (manifatturiero) al 38%. Chiude la classifica il settore basic materials (chimica e materie prime) con il 25%”.

La metodologia dell’indagine ha preso spunto dal documento “Sostenibilità e Corporate reporting” curato dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti e dei Revisori Contabili, individuando cinque ambiti indagati nella ricerca: modello di business (business model), procedure aziendali (policy), sustainability risk, indicatori chiave di prestazione (KPIs), diversity.

L’Osservatorio Socialis si fa promotore di un’attività di valutazione dello stato di adeguamento alla normativa e di conformità rispetto ai contenuti di non financial disclosure da essa dettati – ha annunciato Roberto Orsi -. Prendendo spunto da questa prima indagine, il report dell’attività di valutazione diventerà un punto di riferimento annuale per verificare se e come la normativa viene applicata e per attivare un meccanismo di competizione positiva tra le imprese anche attraverso la pubblicazione di una classifica di conformità.

Ma va da sé che in un contesto di aumentato controllo sociale essere compliance, sostenibili e socialmente responsabili ai massimi livelli, e soprattutto facendo sapere ciò che si fa e coinvolgendo dipendenti, fornitori e consumatori, consentirà di alimentare e mantenere la fiducia del mercato e di mettere al riparo le società da crisi reputazionali”.

Durante il convegno sono intervenuti:

  • Mauro Bellofiore, Responsabile Ufficio Analisi di Impatto della Regolamentazione, CONSOB
  • Lorenzo Magrassi, Fondazione Nazionale Commercialisti
  • Marcella Mallen, Presidente Prioritalia
  • Paola Nicoletti, Ricercatrice INAPP – Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche
  • Tiziana Pompei, Vice Segretario Generale UNIONCAMERE
  • Chiara Scuvera, Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo Camera dei Deputati

Ha moderato la tavola rotonda il giornalista economico Marco Barbieri.

A chiusura dell’evento l’Osservatorio Socialis ha presentato il “Vademecum CSR“: le azioni imprescindibili per far seguire alle parole i fatti: “informare e sostenere i dipendenti, essere coerenti alla linea della CSR, condividere a tutti i livelli, ascoltare i consumatori, comunicare ciò che si fa”.

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