Salvare le città con l’urbanistica partecipata

  Osservatorio Socialis   Mar 08, 2017   News, Principale   Commenti disabilitati su Salvare le città con l’urbanistica partecipata

L’urbanistica partecipata può salvare le zone degradate delle città? È questa la domanda che si è posta Giulia Figus per la sua tesi di laurea in ingegneria per l’ambiente e il territorio presso l’Università di Cagliari.

L’elaborato, dal titolo “Riqualificazione di un’area dismessa nel contesto urbano di San Gavino Monreale: uno studio analitico basato sulle mappe mentali”, le è valso il Premio Socialis, riconoscimento del nostro Osservatorio per i migliori elaborati in tema di sostenibilità e responsabilità sociale di impresa.

La studentessa ha applicato gli studi dell’urbanista americano Kevin Andrew Lynch alla cittadina sarda dove è cresciuta, San Gavino Monreale. Il punto di partenza non è la pianificazione urbana top-down, dal Comune ai cittadini, ma bottom-up, con i frequentatori dell’area urbana che partecipano alle decisioni urbanistiche.

La prima fase del lavoro consiste in un’analisi basata sulla visione che le persone hanno del tessuto urbano, concentrando l’attenzione sulle sensazioni che questo stimola nelle stesse.

È proprio da questo concetto che scaturisce lo studio di Lynch, al quale si associa l’espressione secondo cui la città deve essere pensata “for the many and not just the few”.

Lynch mostrò che le persone percepiscono lo spazio urbano che frequentano o nel quale vivono attraverso elementi e schemi mentali comuni, creando le loro mappe mentali attraverso l’utilizzo di cinque categorie:

  • percorsi: strade, camminate, passaggi, e altri canali utilizzati dalla gente per spostarsi;
  • margini: confini e limiti ben percepiti come mura, edifici, spiagge;
  • quartieri: sezioni relativamente larghe della città contraddistinte da caratteri specifici e da una propria identità;
  • nodi: punti focali della città, intersezioni tra vie di comunicazione, punti d’incontro;
  • riferimenti: oggetti dello spazio velocemente identificabili, anche a distanza, che funzionano come punto di riferimento e orientamento.

Giulia Figus ha quindi applicato questi elementi a San Gavino Monreale, intervistando gli abitanti e creando quella che è la mappa mentale della sua città, per proporre infine un progetto di riqualificazione per l’area della vecchia stazione ferroviaria, che comprende anche una fonderia ancora in attività.

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