“Adotta un progetto sociale, diventa un’azienda solidale” è un’iniziativa ideata dal Comune di Ravenna nel 2011. Come avete avuto l’idea di coinvolgere le aziende del territorio in una maniera così esplicita? Che riscontri avete avuto da parte del mondo profit?
Il progetto fu ideato nel 2011 dall’amministrazione comunale, in accordo fra assessorato al Volontariato (le deleghe ai servizi sociali e al volontariato erano unite nella precedente legislatura) e assessorato alle Attività produttive. Tale progetto, pur rappresentando solo una minima parte del contributo economico che le aziende, autonomamente, hanno sempre riconosciuto alle associazioni del territorio, si è inserito infatti nel contesto della responsabilità sociale di impresa, che non è affatto “beneficenza”, ma consiste nell’essere protagonisti del progresso del sistema di welfare locale, in collaborazione con l’amministrazione e le associazioni di volontariato, in un concreto spirito di sussidiarietà.
Come funziona il progetto? (intendo: come aderiscono le aziende, c’è un bando pubblico? le aziende donano tutte la stessa somma? Le somme sono direttamente erogate al beneficiario o viene costituito un fondo? le somme sono immediatamente disponibili una volta effettuato l’abbinamento? Le aziende decidono a chi donare o l’abbinamento viene effettuato dall’amministrazione comunale?)
Il progetto è molto semplice e si svolge in tre fasi: la prima è quella nella quale con una lettera si chiede alle associazioni di volontariato e di promozione sociale, alle organizzazioni che si occupano di educazione e sostegno all’infanzia e a coloro che si occupano di categorie particolarmente fragili di cittadinanza di presentare (entro una specifica data) un loro progetto, compilando un apposito modulo ed indicando l’ambito di intervento (sociale – culturale ed educativo – sociale e sanitario – qualificazione urbana e diritti degli animali).
Dopo di che tutti i progetti pervenuti vengono raccolti per argomento, pubblicati sulla pagina Internet dedicata all’interno del sito del Comune di Ravenna (http://bit.ly/adotta-un-progetto-sociale-2016) ed inviati con un’altra lettera specifica alle aziende, associazioni di categoria, cooperazione, istituti bancari e altre attività economiche che operano nel territorio.
Queste, entro una scadenza predeterminata, devono esaminare tutti i progetti e scegliere in autonomia quello che intendono sostenere. Ne danno comunicazione scritta agli uffici preposti, specificando se l’adozione corrisponderà a tutto l’ammontare del progetto o solo a una parte (definita “modulo” per semplificare).
Infine, l’ultima fase: alle associazioni adottate e alle aziende viene mandata una comunicazione congiunta ed ufficiale, nella quale si formalizza il sostegno, si mettono a disposizione i reciproci recapiti e si invitano entrambe a partecipare ad un momento di incontro e ringraziamento, in genere prima delle festività natalizie di ogni anno.
I progetti finanziati vengono rendicontati? Sono sottoposti ad un monitoraggio ed eventualmente ad un processo di adeguamento rispetto a nuove esigenze?
Il rapporto economico, così come l’andamento complessivo e le tempistiche di realizzazione del progetto, sono accordati direttamente fra i soggetti coinvolti. Tuttavia gli uffici restano in contatto con entrambi, per verificare gli sviluppi. Si chiede inoltre di ricevere materiale fotografico dei progetti, di eventuali acquisti eccetera.
La filosofia del progetto però è proprio quella di creare un legame particolare fra attività economica e associazione, che possa andare oltre al progetto “Adotta…”, sussistere nel tempo indipendentemente da questo, che è poi lo spirito vero della solidarietà sociale di impresa. Molte aziende infatti, negli anni, hanno sostenuto i medesimi progetti o associazioni, proprio per questo particolare legame che si è venuto a creare.
La cosa che stupisce è che tutto sommato a fronte a “soli” 33 mila euro siano state realizzati così tanti interventi: tanti, piccoli e diffusi. È questo secondo lei il futuro del welfare territoriale? Le aziende si sono fatte carico di quello sforzo che attualmente le amministrazioni locali non sono in grado di sostenere? Tra amministrazione comunale e profit si è instaurato un rapporto sussidiario o di sostituzione?
Negli anni i contributi economici delle imprese sono cambiati, diminuiti o aumentati a seconda del numero di adesioni e delle loro particolari disponibilità.
Tuttavia, proprio per queste variabili non prevedibili, le associazioni hanno negli anni presentato sempre più progetti suddivisibili in più parti, moduli economicamente più sostenibili, che dessero modo a più soggetti (anche piccole imprese, attività economiche locali) di aderire.
Per questo con contributi anche relativamente bassi è stato possibile realizzare tanti “piccoli” interventi. Questo progetto non sostituisce l’impegno degli enti pubblici nel sostenere le associazioni no profit e chi si occupa di disagio sociale, sostegno alla disabilità eccetera.
Tuttavia è inevitabile che le risorse siano sempre più contenute e che spesso non si riesca a realizzare tutti i progetti che si vorrebbero. Questi contributi, del tutto volontari, si aggiungono alle risorse che le associazioni possiedono in proprio e costituiscono la possibilità di realizzare “qualcosa in più” rispetto alle normali attività. È un valore aggiunto per tutti.
Probabilmente le associazioni dovrebbero trovare altri percorsi di sostegno o di finanziamento, per ampliare la loro “offerta” di intervento. Questo progetto fornisce loro un percorso più semplice e diretto. Sul principio della sussidiarietà, sancito dalla Costituzione, la riflessione non può limitarsi a poche battute.
Tuttavia come assessore al Volontariato, credo sia necessario sottolineare alcuni aspetti: Certamente il Terzo Settore oggi è uno degli attori principali del welfare locale, in Emilia Romagna e a Ravenna. Tuttavia non si può pensare che sussidiarietà sia sinonimo di sostituzione o privatizzazione. Nei nostri territori spesso la progettazione e l’azione sono congiunte e partecipate.
L’impegno economico della Regione Emilia Romagna e del nostro Comune verso le associazioni, seppur limitato, è sempre previsto (bandi annuali per contributi, piani di zona eccetera) e si cerca proprio di agevolare l’associazionismo che attua progetti e non chi eroga servizi. Questo non toglie che le risorse potrebbero e dovrebbero essere sempre in aumento e mai il contrario.
Volendo replicare il progetto in altre realtà locali, quali suggerimenti vi sentireste di dare? Quali sono gli aspetti critici da controllare?
Sicuramente la prima criticità evidente, dopo anni di realizzazione di questo progetto, sta nel non riuscire a “far adottare” tutti i progetti presentati.
Questo sicuramente è un limite. Crediamo che per sopperire a questo limite ed arrivare a realizzare sempre più progetti, l’unica strada possibile sia quella di coinvolgere un numero sempre maggiore di imprese ed aziende.
L’impegno dell’assessorato allo Sviluppo economico, industria, commercio, artigianato è stato in questo progetto davvero determinante, ma occorreranno un nuovo slancio, un nuovo e più diretto coinvolgimento, soprattutto nei confronti delle associazioni di categoria che racchiudono al loro interno tutta la realtà di piccola e media impresa, così diffusa, presente ed attiva nel nostro territorio.
(a cura di Marta Tersigni) ©osservatoriosocialis.it