“Dura lex sed lex, però un passo avanti”, di Roberto Orsi

  Osservatorio Socialis   Gen 25, 2017   News, Principale   Commenti disabilitati su “Dura lex sed lex, però un passo avanti”, di Roberto Orsi

Se ne è parlato molto nel corso del 2016 e alla fine il grande giorno è arrivato: entra in vigore oggi 25 gennaio 2017 il provvedimento relativo al recepimento della Direttiva UE 95/2014 che rende obbligatoria la comunicazione delle informazioni non finanziarie da parte di “talune aziende” con determinate caratteristiche.

Quindi: non per tutto il panorama delle grandi, piccole e medie aziende italiane.

Il lungo dibattito ha in più occasioni sollevato delle perplessità circa l’ambito di applicazione previsto dal legislatore italiano che sostanzialmente ha recepito il testo così come uscito dagli uffici di Bruxelles.

Si poteva fare di più, sarebbe stata l’occasione per mettere mano alle filiere, sarebbe stato un salto per la competitività del Paese, sanzioni troppe basse, nessuna premialità. È tutto così nero?

Certamente è un passo avanti. Del resto la norma ha riguardato società che nei fatti non sono del tutto estranee alla comunicazione delle informazioni finanziarie e per loro questa direttiva significa dover fare di più – o meglio – parte di quanto già stanno facendo. Per le altre aziende, e penso soprattutto alle PMI che caratterizzano il nostro tessuto produttivo, faccio fatica a pensare che non sia stata un’occasione persa.

Penso però che, sulla spinta della Direttiva, possano esserci delle mediazioni, delle iniziative che già alcuni consorzi stanno sperimentando e che possono in un certo qual modo “autocertificare” i prodotti e le filiere connesse al proprio business.

Ma dura lex sed lex,  e quindi poniamoci delle domande: l’ambito di applicazione della Direttiva 95/2014 sulla comunicazione delle informazioni non finanziarie è coerente con il contesto economico italiano? Può contribuire al miglioramento della qualità della disclosure non finanziaria?

Oppure è stata un’occasione persa?

Una risposta viene dai ricercatori del Dipartimento di Scienze dell’Economia dell’Università del Salento, che hanno condotto un’analisi quantitativa e qualitativa sull’informativa di sostenibilità nei bilanci delle aziende destinatarie della norma per verificare se la Direttiva abbia rappresentato  un’opportunità o, come qualcuno sostiene, un vincolo per le imprese italiane.

Non solo: gli studiosi hanno anche calcolato il «Non Financial Score» applicando le linee guida pubblicate nel giugno 2016 dalla «Commissione Sostenibilità e Corporate Reporting» del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili.

Chi sarà risultato il più virtuoso? A breve lo studio in esclusiva…

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