Forum RSI a Bari: “Con la responsabilità civile d’impresa, il mondo produttivo diventa etico”, di Mariella Colonna

  Osservatorio Socialis   Nov 30, 2016   News, Principale   Commenti disabilitati su Forum RSI a Bari: “Con la responsabilità civile d’impresa, il mondo produttivo diventa etico”, di Mariella Colonna

E’ in atto nel mondo produttivo italiano una vasta operazione culturale orientata ad accrescere una nuova consapevolezza sociale. Si tratta di un rinnovato ‘codice etico’ ribattezzato ‘responsabilità civile d’impresa’ normata dalla Unione europea con la direttiva 95/2014 la quale indica che a partire dal 2017 le imprese di grandi dimensioni (oltre 500 dipendenti) e di interesse pubblico hanno l’obbligo di comunicare  le informazioni ambientali, sociali, relative ai diritti umani, anti corruzione, politiche di genere e diversità.

Le pmi non sono contemplate nella normativa? Perchè? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Roberto Orsi, direttore dell’Osservatorio Socialis, che ogni anno pubblica il Rapporto  sull’Impegno Sociale delle aziende in Italia, oltre ad essere cantiere di promozione culturale in seno alla Errepi Comunicazione, lavora con studiosi, economisti, studenti e docenti universitari, per realizzare indagini, statistiche, analisi di impatto su territorio e dipendenti per creare opportunità di partnership e riflessione condivisa sulla responsabilità civile d’impresa.

Pur riguardando un numero esiguo di imprese, che si sono già adeguate agli standard in materia, la Direttiva – spiega Orsi – si riflette anche sulle PMI che fanno parte della filiera dei fornitori, ed in generale sottolinea la crescita e la necessità di una nuova cultura della RSI a tutti i livelli. Il motivo è che per stare bene sul mercato, al di là delle dimensioni dell’impresa, essere noti non basta più. I consumatori ormai vogliono avere una consapevolezza sempre più piena delle fasi di creazione, produzione, distribuzione dei prodotti/servizi, che finiscono nelle loro case e che utilizzano. Le loro aspettative non si fermano neppure su aspetti di mera trasparenza: oggi molti pretendono dalle aziende un comportamento responsabile verso i dipendenti e la collettività, un atteggiamento partecipe delle difficoltà del momento, e di conseguenza premiano chi se ne fa carico’.

In Italia si registra una buona risposta ‘responsabile’. Infatti, il rapporto Socialis 2015 evidenzia che l’80% delle aziende italiane (con più di 100 dipendenti)  dichiara di rispettare la responsabilità civile d’impresa. Il dato è passato dal 44 del 2001 all’80% del 2015, circa il 50% in più negli ultimi 14 anni.  Di questo 80%, il 56 è impegnato nelle attività di sostenibilità e sicurezza ambientale, il 53 nella crescita del welfare dei dipendenti, il 25 nello sviluppo di prodotti e processi sostenibili ed il 20 nel progresso delle comunità locali.

Com’è cambiato il volto delle aziende ‘responsabili’?

Si tratta di realtà impegnate nel risparmio energetico – aggiunge Roberto Orsi -, orientate a modificare i processi e i prodotti aziendali, ad investire in nuove tecnologie per limitare inquinamento e migliorare lo smaltimento dei rifiuti, a introdurre o potenziare la differenziata, a raccogliere fondi all’interno dell’azienda per donazioni a sfondo sociale, ad offrire giornate di volontariato aziendale, a creare sinergie con le università, a mettere a disposizione di organizzazioni no profit le professionalità aziendali.

Questo quadro è stato reso noto durante il recente Forum sulla responsabilità civile d’impresa organizzato da Mariana Bianco, imprenditrice pugliese del caffè, nell’ambito delle attività svolte da Confindustria Bari/Bat e finalizzate ad accrescere le buone pratiche aziendali che devono avere respiro lungo e carattere strategico.

A tal proposito, Nicola De Bartolomeo, presidente Confindustria Puglia, intervenendo al Forum ha sottolineato che ‘le buone pratiche messe in atto dagli imprenditori spesso per pura sensibilità sociale, ma del cui valore  talvolta le aziende  – specie quelle di minori dimensioni – non sono nemmeno consapevoli,  si sottovalutano le ricadute positive che tali iniziative sociali possono  generare sulla competitività d’impresa’.

Dopo oltre un decennio dalle prime indicazioni della Commissione europea, si continua a trascurare che le azioni socialmente  responsabili, oltre a produrre effetti virtuosi su lavoratori e territorio, consentono  di rispondere meglio alle aspettative della società, differenziandosi nella percezione dei consumatori e della partnership d’affari rispetto ad altri competitor internazionali.

‘L’obiettivo del Forum – aggiunge Mariana Bianco –  è quello di diffondere il più possibile comportamenti responsabili per essere più concorrenziali, al passo con i tempi e soprattutto con l’Europa. Non a caso, durante il Forum è stato sottoscritto un protocollo d’intesa con tre istituti scolastici superiori del capoluogo barese proprio per infondere nelle nuove generazioni la cultura d’impresa e introdurre ‘Semi di Etica’ nella scuola, un progetto orientato ad avviare i giovani verso azioni socialmente responsabili’.

 

Comments are closed.