CSR in Italia: cercasi regole semplici, lineari e premianti – Roberto Orsi, Direttore Osservatorio Socialis

  Osservatorio Socialis   Giu 29, 2016   News, Principale   Commenti disabilitati su CSR in Italia: cercasi regole semplici, lineari e premianti – Roberto Orsi, Direttore Osservatorio Socialis

“Il 2016 può essere davvero considerato l’anno della CSR. Se ne parla da tempo, ancor prima del 2001, quando la Commissione Europea pubblicò il Libro Verde sulla responsabilità sociale delle imprese. Alcuni Paesi sono forse più avanti del nostro, ma forse mai come oggi si ha la sensazione che il fenomeno stia mettendo radici su un terreno che anche da noi è sempre più fertile.

I motivi sono diversi, ma tutti ugualmente importanti.

  1. A partire dal 1° gennaio 2017 le aziende, in particolare quelle con oltre 500 dipendenti, dovranno rendere pubbliche, oltre le informazioni finanziarie, anche quelle relative ad ambiente, politiche sociali, diritti umani, anti corruzione, politiche di genere, diversità, rispettando una norma ispirata dalla Direttiva UE 95/2014 che il nostro Paese, come gli altri in Europa, in questi mesi si appresta a recepire: un cambio di passo che, se ben comunicato e non vincolato da faticosi adempimenti burocratici, può far giocare un ruolo totalmente nuovo alle imprese, in un mondo che sta cambiando molto velocemente
  2. Il VII Rapporto ci restituisce i dati percentuali più alti degli ultimi 15 anni in tema di responsabilità sociale delle imprese: l’80% delle imprese italiane con oltre 80/100 dipendenti dichiara di impegnarsi in iniziative di CSR, per un investimento globale che ha raggiunto il suo record da quando, nel 2001, abbiamo iniziato a monitorare il fenomeno: 1 miliardo e 122 milioni di euro nel corso del 2015.
  3. Per stare bene sul mercato, infine, essere noti non basta più. I consumatori ormai vogliono avere una consapevolezza sempre più piena delle fasi di creazione, di produzione, di distribuzione dei prodotti/servizi che finiscono nelle loro case e che utilizzano; le loro aspettative non si fermano neppure ad aspetti di mera trasparenza: oggi molti pretendono dalle aziende un comportamento responsabile verso i dipendenti e la collettività, un atteggiamento partecipe delle difficoltà del momento, e di conseguenza premiano chi se ne fa carico. L’anima di ciò che acquistiamo è data dall’etica di chi le crea, e le aziende sanno che non possono più ignorarlo.

E quindi è ora il momento per l’Italia di farsi trovare pronta, perché le imprese che producono nel nostro territorio stanno dimostrando di voler mettere in pratica una visione dell’economia più matura, più sostenibile, più trasparente: ci vuole un aiuto energico, tangibile e convinto da parte delle Istituzioni, perché chi fa impresa vuole poter conciliare il profitto con la salvaguardia dell’ambiente, l’organizzazione dell’azienda con il coinvolgimento dei dipendenti, il rispetto delle regole con l’attenzione al territorio.

Le premesse per cambiare passo ci sono tutte, ora bisogna che le regole siano semplici, lineari e premianti, per guadagnarne tutti: Paese, imprese e cittadini”.

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