“Il futuro ai giovani!”. Intervista a Antonio Danieli, Direttore Generale Fondazione Marino Golinelli

  Redazione   Set 02, 2015   Blog ed Interviste, News, Principale   Commenti disabilitati su “Il futuro ai giovani!”. Intervista a Antonio Danieli, Direttore Generale Fondazione Marino Golinelli

“Il nostro futuro è ciò che comincia a succedere nel prossimo istante”: è una grande assunzione di responsabilità nei confronti dei giovani. Da dove nasce questa attenzione?

Il futuro deve essere costruito pro-attivamente e non subito passivamente. E l’unico nostro futuro possibile sono i giovani, per questo bisogna investire con responsabilità su di loro e dare strumenti per costruire un mondo sostenibile. Ciò richiede di portare con sé sempre una nuova cassetta degli attrezzi per gestire complessità e imprevedibilità, cassetta fatta di curiosità, passione, immaginazione e creatività. Solo così possiamo avere fiducia nel futuro del genere umano e credere in una “comunità di destino planetaria”. E’ un problema di responsabilità individuale e di etica condivisa.

Perché avete scelto il modello della fondazione filantropica invece che quello della corporate foundation direttamente legata all’azienda? In cosa consiste il vostro vantaggio competitivo rispetto alle altre?

Questa è una scelta personale del fondatore, Marino Golinelli, che è imprenditore, ma anche cittadino e uomo di cultura. La sua volontà è stata quella di distinguere tra la responsabilità sociale dell’impresa e la responsabilità civile personale come cittadino. La matrice culturale è la medesima ed e fatta di responsabilità e restituzione combinate tra loro, ma se il dovere dell’impresa rimarrà quello di produrre profitto economico responsabilmente e in maniera sostenibile, il dovere della fondazione sarà quello di produrre profitto inteso come know-how per i giovani e la società: educazione e cultura per lo sviluppo del nostro Paese. Recentemente è stato tolto il nome “Marino” dalla Fondazione, segno che il fondatore ha deciso di porre la fondazione pienamente nella collettività.

Qual è stato il progetto che più vi ha dato soddisfazione? avete poi cercato di replicarlo?

Tutti i programmi della Fondazione ci vedono impegnati allo stesso modo: Scuola delle idee, Scienza in Pratica, Educare a educare, Girardino delle imprese, Scienza in Piazza, Arte, scienza e conoscenza. La cifra attuale e futura dell’impegno della Fondazione sarà particolarmente connotata dall’orientamento verso le scuole, studenti e insegnanti, e verso l’imprenditorialità dei giovani. Degli ultimi anni forse va invece evidenziato con orgoglio l’aver avviato un percorso di riflessione culturale rigoroso, tra arte e scienza, a oggi riferimento in Italia e anche in Europa. In questo senso, dal 2010 le mostre di arte e scienza della Fondazione ogni anno vengono rinnovate su temi diversi. Se all’inizio queste nostre iniziative “suonavano originali”, oggi invece possiamo vedere che si moltiplicano progetti “assonanti”.

Il prossimo ottobre sarà inaugurato l’Opificio Golinelli: perché avete sentito l’esigenza di una nuova sede? Quali sono gli elementi architettonici di nuova concezione che la caratterizzano? Avete sposato la bioarchitettura?

L’esigenza di una nuova sede nasce dalla necessità di nuovi spazi dove collocare in maniera permanente le principali attività L’opera di riqualificazione di uno stabilimento produttivo dismesso è stata voluta dalla Fondazione Golinelli e si ricollega all’idea del fare e dello sperimentare, come vettore concreto di esperienza e di apprendimento. Inoltre la scelta del quartiere Porto, non centrale alla città di Bologna, e l’individuazione dell’area esatta in cui sorgerà l’Opificio adiacente all’area industriale tuttora dismessa ex Sabiem e prospiciente a un’altra aera dismessa, ex militare di oltre 300.000mq complessivamente (lati est e ovest), tuttora anch’essa abbandonata – denominata Prati di Caprara, esprime un ulteriore significato potente di quest’opera che guarda al futuro. Oltre a portare in dote un contributo già di per sé importante alla sostenibilità dal punto di vista ambientale, l’Opificio offre infatti una idea di comunità e di città del futuro: l’Opificio si presta alla lettura con una concezione urbanistica “policentrica” della città, che diventa una rete ricca di connessioni vive tra il centro geografico e gli aggregati periferici, per un continuo scambio osmotico di persone e di idee in una Bologna Città Metropolitana. L’intero progetto, che incarna una valenza educativa e culturale strategica a supporto di una idea di sviluppo sostenibile, si pone dunque al servizio della testimonianza che sia possibile, ancorché necessario, iniziare ad abbattere le “barriere culturali” ancora prima di quelle architettoniche, per un collettività più coesa, dialogante e multiculturale, e per una città aperta e pronta a giocare un ruolo centrale in un contesto internazionale. “Esterno locale, interno globale”, questa la visione che ha guidato la progettazione dell’edificio che diverrà una metafora concreta di città smart che cresce e si sviluppa guardando al futuro, a un mondo globale, e portandosi in dote il bagaglio millenario della propria storia e della propria cultura.  L’Opificio Golinelli cercherà per questo di essere un acceleratore della città verso il futuro. I numeri attesi e la portata del progetto ne faranno peraltro un centro di rilevanza nazionale e internazionale, unico e potenzialmente attrattivo con consuetudine senz’altro per un pubblico di riferimento assiduo e proveniente da tutto il centro-nord Italia.

(a cura di Marta Tersigni) ©osservatoriosocialis.it

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