“Quando il lavoro è un Buon Lavoro!”. Intervista a Nicoletta Alessi Anghini, Founder Good Point (a cura di Patrizia Scarzella)

  Redazione   Giu 29, 2015   Blog ed Interviste, News, Principale   Commenti disabilitati su “Quando il lavoro è un Buon Lavoro!”. Intervista a Nicoletta Alessi Anghini, Founder Good Point (a cura di Patrizia Scarzella)

Qual’è il tuo pensiero sulla responsabilità sociale delle aziende?

Penso che le imprese abbiano un ruolo importante per favorire l’impatto sociale. Le imprese hanno nel loro DNA un ruolo sociale: l’impresa di per sé svolge un ruolo importante dal punto di vista sociale già nel fare bene il suo mestiere, nel dare lavoro, nel produrre ricchezza e fare buoni prodotti che possono migliorare la vita delle persone. L’attenzione verso la comunità, il territorio, le persone è anche un modo per ‘restituire’ al contesto che ha creato le condizioni all’impresa per svilupparsi ed essere quello che è. Le imprese italiane, secondo me, svolgono questo ruolo storicamente piuttosto bene.

La responsabilità sociale che nasce dagli standard, come spesso avviene nei paesi anglosassoni, che rispondono a delle regole imposte dal mio punto di vista può anche andar bene ma di certo non esaurisce la responsabilità sociale di un’impresa.

Il primo step per le aziende è quello di non fare danni, ma questo – ad esempio garantire la sicurezza sul lavoro – non è un fatto di responsabilità sociale: è un obbligo di legge, deve essere acquisito!

Su questo primo livello si sviluppa un secondo livello, più alto, di coscienza dell’azienda , che si prende la responsabilità per gestire l’impatto sociale, non solo in negativo per non far danni, ma per fare qualcosa di positivo, trovando opportunità nella propria attività che possono portare beneficio anche per gli altri. Lì si va a costruire il progetto sociale.

Investire nell’intangibile , nella relazione con i dipendenti, la forza vendite, i clienti e in modo più allargato con la comunità locale: così nasce il progetto ‘Buon Lavoro’.

 

Le scelte strategiche riflettono la responsabilità sociale dell’impresa?

Certamente la scelta industriale di Alessi di mantenere la parte di produzione storica dell’acciaio a freddo in Italia è una scelta strategica per il business,ma ha anche a che fare con la responsabilità sociale dell’impresa sul suo territorio e sulle persone, come ho detto prima. Dove c’è un potere c’è una responsabilità, la coscienza di poter incidere sulla vita delle persone: oggi Alessi è l’unica azienda del casalingo rimasta sul territorio.

 

Quali sono i progetti di responsabilità sociale che vedono impegnata oggi la Alessi?

L’azienda ha una collaborazione di vecchia data con l’Associazione Amici dei Bambini. L’impegno si sviluppa su nuove iniziative ogni anno: nel 2012 l’azienda ha destinato 1 euro per ogni prodotto venduto in tutti i negozi di tutti i paesi del mondo, nel periodo natalizio, per la costruzione di una Casa Famiglia in Congo. Da allora in poi, destina il 10% del fatturato dei prodotti scelti come bomboniere a questo progetto. Attualmente è in corso l’iniziativa per Emergenza Nepal, che prevede che venga donato 1€ per ogni transazione di E-commerce Alessi. E’ un impegno sul fronte del marketing, ogni anno si creano nuove formule con questa partnership.

 

E’ quantificabile il ritorno di queste iniziative in termini di marketing?

Non direttamente. Ad esempio, nel 2012 l’abituale campagna promo di Natale è stata sostituita dalla campagna Alessi for Children, che ha portato alla raccolta di oltre 250.000 €, quindi c’è stata una grande adesione e il successo può essere valutabile da questo parametro.

 

E poi c’è il progetto ‘Buon Lavoro’, che ha avuto un grande impatto sociale: come è nato e si è realizzato?

Investire nell’intangibile, nella relazione con i dipendenti, la forza vendite, i clienti e in modo più allargato con la comunità locale: così nasce il progetto ‘Buon Lavoro’.

Nel 2013 Alessi ha avuto un problema di tipo industriale da gestire: una sovracapacità produttiva dovuta a un calo di ordini, ma in presenza di un’ altra condizione particolare, un anno di buona reddittività. Mio padre (Michele Alessi ndr) ha una profonda antipatia per lo strumento della Cassa Integrazione, che ritiene utile ma da non usare con leggerezza, perché passa un messaggio mortificante per la persona che perde il lavoro e il suo ruolo nella collettività. Quindi c’era la volontà di trovare soluzioni diverse per sottolineare l’aspetto del lavoro come gratificazione per la persona, non solo come fatto economico.

Nasce così l’idea di proporre di lavorare anziché in fabbrica nella comunità per svolgere attività socialmente utili. Insieme al Comune di Omegna e al Consorzio per i Servizi Sociali abbiamo studiato le attività di cui c’era bisogno realizzabili con volontari non professionisti.

Sono stati individuate più campi d’intervento: ritinteggiare un piano in disuso della scuola elementare, la pulizia della città, l’affiancamento agli operatori nella gestione di attività per bambini disabili per poter frequentare il centro estivo, che richiedeva un rapporto 1 a 1 non realizzabile dalle strutture predisposte.

La scuola elementare è quella che hanno frequentato mio padre e i suoi fratelli e c’era quindi anche un legame affettivo. I nostri manutentori, che definisco ‘ossessionati dalla qualità!’, sono intervenuti anche con le finestre, i serramenti, gli impianti…insomma il risultato è stato il ripristino totale di questo piano non utilizzato che è diventato bellissimo! Due volte la settimana squadre composte da dieci persone hanno pulito le aree verdi, i parchi gioco e i sentieri, mentre dieci donne hanno affiancato i bambini disabili permettendo loro di fare un’esperienza alla quale altrimenti non avrebbero avuto accesso.

Il progetto ‘Buon Lavoro’ è durato sei mesi per un totale di 10.000 ore, ha coinvolto 310 persone, cioè l’87% del personale dell’azienda. L’adesione è stata volontaria: dirigenti e impiegati hanno dedicato una giornata di lavoro a testa, gli operai settanta ore, il tutto a libro paga dell’azienda. E’ stata un’organizzazione di lavoro molto onerosa per l’azienda, coinvolta completamente.

 

Quali sono stati i risultati più significativi?

Crediamo di aver avuto un grande successo su più fronti. Senz’altro per il rafforzamento della coesione interna. E’ un progetto che ha rotto gli schemi, trovando soluzioni alternative, non scontate a un problema industriale. Un bell’esempio di quello che Alessi ritiene debba essere la responsabilità sociale. E’ nato per un problema dell’azienda ed è stato risolto in modo creativo per trovare soluzioni innovative nella gestione dell’impresa: questa è la vera innovazione del progetto! Cercare soluzioni al di fuori dell’azienda, coinvolgendo la società, ampliando al rete dei beneficiari, con un’ottica di ritorno per l’azienda, che non è una no-profit!

Ha avuto anche un effetto di emulazione: un grosso gruppo metalmeccanico di indotto Fiat , che non posso citare, con operai da mesi in cassa integrazione li ha richiamati per fare lavori per la comunità.

Inoltre, questo progetto ha destato anche l’interesse da parte di alcuni politici. E’ del dicembre 2013 la proposta di legge del senatore Ichino, ora ferma, per una nuova normativa alternativa al problema della cassa integrazione.

 

E’ un format ripetibile?

‘Buon Lavoro’ è un progetto di natura straordinaria, un lusso direi, un investimento per l’azienda ma non un costo. E’ raro che si possano verificare di nuovo entrambe le condizioni, sovracapacità produttiva e buona reddittività per ripetere la stessa formula. L’abbiamo replicato nel 2014 e 2015 in modo diverso.

Nel 2014 l’azienda non ha avuto problemi di sovracapacità produttiva, ma il Comune di Omegna ha chiesto di ritinteggiare anche l’altro piano della scuola elementare, quindi abbiamo ripetuto in piccolo l’esperimento aprendo ad altri cittadini ed imprese. Abbiamo messo a disposizione il progetto, il coordinamento e i dipendenti che volontariamente volessero partecipare per 2.000 ore complessive. Sono stai coinvolti questa volta anche genitori e insegnanti. Quest’anno c’è una sovracapacità produttiva ma non così sensibile come nel 2013. Ma non c’è alta reddittività. Verrà attivata la cassa integrazione ma in accordo con i rappresentanti sindacali verrà integrato circa il 50% dello stipendio ai dipendenti che si rendono disponibili a lavorare per la comunità. Circa in venti hanno aderito e certamente non per la retribuzione economica ma perché preferiscono rendersi utili.

Aver creato un’opportunità e attivato un meccanismo che aiuta a far emergere i bisogni: di certo questa formula è molto più replicabile.

Il video del progetto ‘Buon Lavoro’ Alessi è visibile con questo link

https://www.youtube.com/watch?v=8CztSM-V9z0

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